Cos'è la coprolalia?
La coprolalia è l'emissione di parole, o frasi, ritenute offensive (nella società in cui la persona vive). Queste parole sono pronunciate assolutamente fuori dal contesto, sono emesse nei momenti più strampalati, non hanno a che fare con sentimenti di rabbia e non esprimono il reale pensiero della persona tourettica. La sindrome di Tourette viene spesso identificata come la "malattia delle parolacce". In realtà solo due tourettici su dieci hanno questo problema. In ogni caso, i tourettici coprolalici esistono ed allora vorremmo raccontarvi cos'è, come si sente un bambino con coprolalia e come potete reagire voi per diminuire la sua -grande- sofferenza.
Come sapere se invece è rabbia?
È importante distinguere la coprolalia dalle espressioni dovute alla rabbia perché si devono avere reazioni diverse.
Come distinguerle, allora?
La coprolalia è assolutamente fuori dal contesto emotivo, ripetuta nella giornata e durante i discorsi senza un particolare "colore". Le parole della coprolalia intervengono all'interno del discorso come i tic motori attraversano i movimenti della persona durante la sua giornata: senza soluzione di continuità e senza un preciso motivo scatenante.
Le parolacce da rabbia sono invece chiaramente legate a ciò che sta accadendo in quel momento o alle emozioni che sto vivendo. La pronuncia di tali parole è "colorata" dalle varie sfumature dei sentimenti che mi attraversano. Un attacco di rabbia (che pure può far parte di un quadro tourettico) può durare pochi minuti o anche ore, alla fine il ragazzo è comunque mortificato, ma ciò che è successo è profondamente diverso dalla coprolalia.
Conseguenze Emotive
Non avrete sicuramente difficoltà a capire che la coprolalia comporta non pochi problemi sociali e di relazione, soprattutto in un bambino al quale, ovviamente, si chiede di essere educato e rispettare le regole. Un ragazzo con coprolalia vive con una perenne sensazione di mortificazione per questo comportamento da lui assolutamente non controllato. Se è un bambino, sta formando la sua identità, e potrebbe arrivare a convincersi di essere stupido o pazzo perché lui NON VUOLE pronunciare queste parole che fanno stare male le persone che ama di più.
Come Reagire allora?
Agli attacchi di rabbia si reagisce come indicato dallo specialista di riferimento. Di solito seguendo un percorso psicoterapeutico specifico (o farmacologico a seconda delle indicazioni) che tende a guidare il ragazzo verso la comprensione di sé e la corretta gestione delle emozioni.
Per la coprolalia la reazione deve essere differente. Ad un ragazzo con coprolalia non si può chiedere di prendersi la responsabilità di quello che gli sta succedendo. Sarebbe come chiedere alla persona con spasticità di assumersi la responsabilità dei suoi strani ed improvvisi movimenti.
Tutti i tic, motori e fonatori, vanno ignorati, dunque anche la coprolalia va ignorata. Non è affatto facile, soprattutto all'inizio, ma ce la potete fare. Cominciate allentando i vostri vincoli e cominciando a vedere le cose da un'altra angolazione.
Consigli pratici
Ecco una lista di consigli pratici.
- Studiate ed informatevi sulla coprolalia
- Ignorate le parolacce
- Mantenete la calma, siate accoglienti e comprensive, fatelo sentire al sicuro (pensate che anche lui è spaventato)
- Date la possibilità al bambino di spiegarvi come si sente e spiegategli cosa succede per tranquillizzarlo
- Parlate con gli insegnanti, chiedete di spiegare alla classe il problema ed il perché il bambino coprolalico non viene punito per le brutte parole
- A volte certe parole possono essere "sostituite". Provate a trovare insieme al bambino una sostituzione che possa andar bene per le parole che lo disturbano di più. Di solito funzionano i suoni simili
- Cambiate prospettiva: sono parole e fanno male solo a chi ne ha paura
- Cercate di trasmettere questa "leggerezza" al bambino,se ci riuscite, sorridetene insieme.
Il Video
Nel bellissimo video allegato, la signora ci da una dimostrazione pratica di ciò che è la coprolalia (è molto evidente anche se parla in inglese) ma soprattutto ci mostra come tutti i membri della famiglia -compresa sua figlia di soli 6 anni- abbiano imparato a reagire correttamente alla coprolalia, cioè ignorandola (a parte l'esilarante scenetta in cui il marito chiede alla moglie una rassicurazione sul fatto che quell'insulto "fuxxxing idiot" sentito sia un vero tic).
Alla fine la donna spiega come i suoi familiari siano assolutamente in grado di capire quando le parole brutte sono tic, oppure quando la mamma è arrabbiata e pronuncia le stesse parole con un significato diverso. In particolare la bambina non ripete le brutte parole perché comprende perfettamente il problema.