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La leggerezza delle parole

Una parola può accendere un fuoco nell'anima, può farti piangere e ridere. Quella parola, ti dicono, ti definisce ed allora il suo peso può diventare insostenibile.

Abbiamo chiesto ad una nostra carissima amica, viaggiatrice instancabile e curiosa di glottologia ed etimologia, di provare a spiegarci il senso e l'opportunità di certi termini che, sebbene non ancora contenuti nel vocabolario, sono entrati ormai nell'uso comune di chi, come noi, vive in questo mondo a volte un po' strano. 

Questo è il pezzo che ha scritto per noi.

 

La leggerezza delle parole

Possiamo quasi immaginare lo sdegno morale dei contemporanei di Wolfgang Amadeus Mozart nei confronti di quelle sregolatezze e di quei vizi di linguaggio e comportamento che all’ epoca erano associati solo al suo “genio artistico”. 

Se Mozart o Moliere, o anche Pietro il Grande fossero nati in un secolo diverso, avrebbero forse potuto spiegare ai loro contemporanei come quelle manifestazioni in realtà fossero sintomi. Sintomi di una Sindrome, la Sindrome di Tourette.

Non c’è una regola per definire la nomenclatura delle malattie, alcune hanno mantenuto quella che è derivata dalle espressioni di uso comune (come la peste – dal latino pestis rovina, epidemia) altre sono eponime, contrassegnate cioè dal nome dell’autore che le ha descritte. Eponima è la sindrome di Tourette, descritta per la prima volta da Georges Albert Édouard Brutus Gilles de la Tourette nel 1885.

Sin-dro-me
Una parola che fa paura più dei sintomi.

Non usarla non significa necessariamente negarla, se nell'assecondare il nostro bisogno umano di dover dare un’etichetta a tutto proviamo almeno ad addolcirla, per districarci più facilmente da definizioni troppo difficili da mandare giù.
E se la Tourette costringe chi ne è affetto a una sorta di sincerità, libera dalle regole che consideriamo ordinarie, allora ben venga l’uso di neologismi garbati ispirati a quelli già ampiamente usati oltre manica. Tourettico, tourettiano, ticcoso, parole e aggettivi che possano far sentire i nostri bambini speciali e non malati. Perché a volte se la forma cambia, la sostanza è più leggera e utilizzare un termine non propriamente scientifico può mitigare la percezione comune, addolcendola. Ed è nostro dovere rendere il più lieve possibile la quotidianità dei bambini tourettici.

I contemporanei di Mozart non potevano sapere che fosse tutta colpa di un difetto genetico. Noi sì.

 

 

 

Se volete parlare con Rosita, la troverete al tramonto ad uno dei tavolini nella assolata piazza S. Eurosia, alla Garbatella, che beve un mohito e pensa al suo prossimo viaggio